Corso di formazione: La manipolazione affettiva

by Claudia Ravaldi

Raccolgo storie di donne e di giovani ragazze e ragazzi da più di vent’anni.

Nella stanza delle parole, nei gruppi di automutuoaiuto, ma anche nei reparti ospedalieri, raccogliere le storie delle persone è una parte, consistente, della relazione e della cura.

Se si ha un po’ di pazienza e un po’ di tempo da dedicare all’ascolto, se si sanno fare le domande giuste al momento giusto, capita che le persone, colloquio dopo colloquio, prendano abbastanza coraggio per  raccontare di sé e, così facendo, mettano a fuoco, spesso per la prima volta nella loro vita, alcune robuste radici della loro sofferenza.

Gran parte di queste radici, nella mia esperienza di terapeuta, prospera grazie alla presenza nella vita di queste persone di relazioni gravemente disfunzionali, sia passate che presenti. In queste relazioni una costante è la manipolazione  dell’uno ai danni dell’altra persona.

Spesso di manipolazione si parla quando è già troppo tardi, quando le molestie e gli abusi non sono più “soltanto” verbali ma anche fisici e/o sessuali. Se ne parla dopo un femminicidio, quando nel ricostruire ex post la storia della vittima, che non si è avuto la decenza di ascoltare in tempo, si identificano le numerose condotte manipolatorie e d’abuso verbale e psicologico avvenute non solo tra le mura domestiche ma spesso in pubblico, tra amici e parenti, nell’indifferenza generale.

Ancora oggi, nonostante gli sforzi dei centri antiviolenza, si tende generalmente a dare poca o nulla importanza al terreno sul quale si sviluppano gli abusi fisici e sessuali, a tutto ciò che sottosta ad un’azione abusante. E no, sotto all’abuso e alla violenza non c’è il “raptus”, come vorrebbero farci credere i media, ma una lunga e costante semina di attacchi verbali e non verbali ai danni della vittima designata, da parte del suo manipolatore/molestatore/abuser/assassino. A volte, la vittima designata ha “contro” un intero gruppo famiglia: anche in questi casi il prezzo da pagare è altissimo ed uscire dalla casa delle torture ancora più difficile e doloroso.

Dal linguaggio, a mio avviso, occorre ripartire, dalla comunicazione verbale e non verbale che sottosta alla relazione tra due persone (in una coppia, in famiglia, sul lavoro): le storie sono piene di narrazioni su modalità di comunicazione perverse, a saperle ascoltare. Conoscere le dinamiche manipolatorie nella comunicazione permette di  riconoscerle, di depotenziarle, di disinnescarle, di difendersi, perchè no, di scappare prima che sia troppo tardi. Permette, quindi di essere parte attiva e non più, non solo, vittima del manipolatore, soggiogata dalla sua perversione.

Chiale e Husmann definiscono “Manipolare” in questo modo: esercitare influenza su qualcuno, inducendolo a prendere decisioni o assumere comportamenti diversi, se non addirittura contrari, a quelli che sarebbero scaturiti da una sua libera decisione.

Ho davanti agli occhi donne di tutte le età, ragazzine, ragazzini e giovani uomini, irretiti dai manipolatori, resi immobili da famiglie, fidanzat*, datori di lavoro perversi. La loro postura, con le spalle infossate, lo sguardo basso e fuggevole, il disagio nel raccontare quelle relazioni, la fretta di dire “va tutto bene”, perchè anche solo pensarci fa così male, figuriamoci dirlo.

Arrivano per ansia, per insonnia, per disturbi alimentari, per depressione, per disturbi psicosomatici. Arrivano svuotate e annichilite, queste persone,  che portano fardelli pesantissimi senza rendersene conto.

Hirigoien, già nel secolo scorso, descriveva come si arriva a soggiogare la vittima di quelle che lei definisce “molestie morali”:

Piccoli atti perversi sono quotidiani al punto da sembrare la norma. Tutto comincia con una semplice mancanza di rispetto, con un po’ di falsità o un accenno di manipolazione. Ci sembra insopportabile solo se ne veniamo colpiti direttamente. Poi se il gruppo sociale in cui simili comportamenti si manifestano non reagisce, subentrano gradualmente condotte apertamente perverse che hanno gravi conseguenze sulla salute psicologica delle vittime. Poiché non sono sicure di venire capite, tacciono e soffrono in silenzio.

Hirigoyen, 2000

Già più di venti anni fa, Hirigoyen ha messo in evidenza una condizione necessaria della manipolazione: la manipolazione non è episodica, ma costituisce un processo che è tipico di quella relazione, ricorrente e periodico. Non si tratta di un caso isolato,  quello della manipolazione dentro una relazione, e non è dovuta a un’incomprensione a cui segue un chiarimento da ambo le parti: si tratta, purtroppo, di una cottura lenta, perpetrata per mesi, per anni, senza che la vittima abbia cognizione di quanto sta realmente avvenendo, ai suoi danni. La vittima, o meglio, la sua “pancia” avverte infatti che a certe esternazioni seguono sempre emozioni e sensazioni di malessere e disagio, ma è portata ad attribuirsene la colpa, chiedendosi cosa fare per evitare che lo spiacevole episodio si ripeta in futuro.

Chiedendosi, decine, centinaia di volte, come fare ad essere più amabile e a non fare più “certi errori”, per rendere la relazione più serena.

Quando la vittima realizza che ci sono delle criticità nella relazione e non dipendono tutte da lei, le reazioni del manipolatore sono di solito queste:

Non si può neanche scherzare, come sei permalosa!

Hai capito male, io non ho mai detto queste cose.

Ma sei troppo sensibile!, fatti curare.

Non hai senso dell’umorismo.

Se ti comporti così, non ti vorrà nessuno.

Credevo fossi diversa, mi hai davvero deluso.

Non ti riconosco più.

Potrei continuare per ore.

Queste sono solo alcune delle frasi, che ho sentito con le mie orecchie, perchè mi sono state  rivolte molte volte, da bambina o da ragazza, o sono state rivolte ad amiche, colleghe di lavoro, bambine e bambini nella scuola dei miei figli.

Tutte queste frasi sono state snocciolate per anni, come preghiere della sera, a molte delle mie pazienti.

Molte di queste frasi vengono ripetute, come un mantra, da familiari, amici o partner di donne con esperienza di infertilità, aborto o morte perinatale.

Queste frasi, insieme alle facce, alle espressioni e al corteo non verbale che le accompagnano, vanno a comporre il complicato quadro della manipolazione.

Ne ho tantissime altre.

Potrei continuare all’infinito.

Parole madri è il mio personale atto di ribellione al sistema dell’abuso e della violenza verbale, che la nostra cultura continua a ritenere “normali” e giustificabili, a seconda del contesto. Prevale, per ragioni che spiegheremo nel corso,  la tendenza a coalizzarsi contro la vittima, ritenuta “troppo sensibile” “fragile” o “sbagliata”, perchè incapace di reagire a una “piccolezza”: ma insomma, lascialo dire, sono solo parole, non ti picchia mica. Te la prendi per tutto.

“La distorsione comunicativa ha lo scopo di usare l’altro. Perché continui a non capire nulla del processo in corso e per confonderlo di più, lo si deve manipolare verbalmente. Il black out delle informazioni reali è essenziale per ridurre la vittima all’impotenza. Anche non verbale, anche nascosta e soffocata, la violenza trapela attraverso i non detti, i sottintesi, le reticenze e, proprio per questo, veicola angoscia.” Hirigoyen, 2000

Il corso riprende le ricerche delle più importanti studiose che si sono occupate di manipolazione affettiva inserite nell’ottica dell’intervento precoce, delle strategie per promuovere un’educazione affettiva improntata sulla comunicazione rispettosa di grandi e piccini e degli effetti traumatici che l’abuso perpetrato provoca nelle vittime.

Articolato in 3 moduli da due ore ciascuno, il corso prevede lezioni frontali (slide, pdf) e momenti interattivi su casi esemplificativi.

I lezione: la manipolazione affettiva: inquadramento ed esiti

II lezione: la manipolazione in famiglia e nella coppia

III lezione: la comunicazione manipolatoria: come riconoscerla e come proteggersi

È aperto ad un massimo di 20 persone (piccoli gruppi per favorire dialogo, condivisione e apprendimento)

Il costo del corso è di 150 euro.

È possibile iscriversi mediante questo link: https://py.pl/w4Pzi

oppure con un bonifico bancario, causale “Corso La manipolazione affettiva” qui: IT03O0200836770000000702667

intestato a Claudia Ravaldi

Vi aspetto.

Claudia

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