Il lutto perinatale è il lutto che si sperimenta quando si perde un bambino durante la gravidanza, durante il parto o dopo la nascita.
Come avviene per tutti gli altri lutti, anche questo tipo di lutto ha un’importante componente soggettiva: il lutto perinatale, non è dunque generalizzabile in toto, perchè ogni donna ed ogni coppia, di fronte alla perdita, indipendentemente dall’epoca gestazionale e dalle ragioni per cui è avvenuta, avrà il suo peculiare lutto.
Il lutto perinatale è un evento frequente: complessivamente nel mondo riguarda 1 donna su 3, in Inghilterra 1 donna su 4 e in Italia 1 donna su 6 tra quelle che iniziano una gravidanza desiderata.
Il lutto perinatale nella sua componente psicologica e psicosociale è studiato con accuratezza solo da poche decine di anni e molte ricerche sono tutt’ora in corso.
Il lutto perinatale è quindi un argomento ancora poco conosciuto, e in quanto tale spesso oggetto di pregiudizi, mistificazioni e grossolani errori di valutazione (tra i più pericolosi errori, rientra scambiare i sintomi e i segni del lutto per depressione o altre patologie psichiatriche).
Anche la definizione che troviamo su qualche testo di psicologia ancora in commercio appartiene a un’epoca in cui di lutto perinatale si sapeva poco o nulla. Nei vecchi testi la definizione di lutto perinatale riprende infatti erroneamente la definizione clinica (antomopatologica) di morte perinatale. “Si definisce morte perinatale la perdita di un figlio che avviene tra la 27a settimana di gravidanza e i 7 giorni dopo il parto”.
È stata una gravidanza, è stato un parto, era ed è un bambino
Wehkamp
Erroneamente si è portati a pensare che perdite al di sotto del terzo trimestre abbiano un impatto psicologico minore nella donna, nel suo compagno e nei parenti; si pensa inoltre che dopo il parto tale evento sia molto più duro da sopportare.
Nella cultura popolare si tende a percepire in un crescendo emotivo e psicologico di dolore e difficoltà la perdita di un embrione, di un feto, di un neonato, al punto che di fronte ad un aborto o a una morte in utero la tendenza è minimizzare e incoraggiare la coppia a “riprovare subito”.
Bisogna però riflettere su due aspetti: le modificazioni biologiche e psicologiche che intercorrono nelle diverse epoche gestazionali e il significato intrinseco del concepimento.
Da un lato infatti il vissuto di maternità e paternità si modifica col trascorrere delle settimane accentuando la profondità del legame genitori – bambino e strutturando le sempre più numerose fantasie sulla vita futura insieme; dall’altro ogni gravidanza indipendentemente dalla sua durata e dal suo esito, è parte integrante nella storia di vita della madre e della coppia genitoriale, ha un suo ruolo ed una sua intrinseca importanza.
Ogni bambino, a qualunque settimana di vita, rappresenta se stesso all’interno di una famiglia (già “collaudata” o in fieri), quindi la sua importanza è indiscutibile. Altrettanto importante al momento di una morte prematura è, per i genitori, poter esprimere il dolore per questa perdita, potendone condividere l’importanza con amici e parenti.
Assolutamente sconsigliabile quindi ogni tentativo di consolazione basato sul paragone con altri tipi di lutti o di situazioni difficili, o sulla possibilità di fare altri figli (altri, cioè diversi dal piccolo che è stato appena perduto).
Cosa succede nel lutto perinatale
E’importante sottolineare che, seppure in modo diverso, ogni membro della famiglia è colpito dal lutto, compresi i nonni e gli eventuali fratelli. Sarà dunque particolarmente importante tenere presenti tutte le persone coinvolte nell’evento, accettando quanto possibile le personali modalità di affrontare il lutto. Nel caso di fratelli o cugini piccoli, sarà importante fornire spiegazioni semplici e omogenee sia di quanto è accaduto, sia del perché, onde evitare spiacevoli episodi di confusione o negazione delle emozioni (non creiamo confusione su dove è andato il fratellino o su perché, non sforziamoci di negare che siamo tristi se abbiamo gli occhi gonfi o se tutti singhiozzavano fino a 1 minuto prima).
Nei primi momenti, quando piangere sembrerà inevitabile, sarà dunque lecito piangere, anche in presenza dei più piccoli, avendo cura di esprimere con parole chiare le emozioni che stiamo provando. Al di là di tutto questo, nelle prime settimane una buona organizzazione di familiari e amici può essere un grande supporto per sbrigare le cose pratiche, intrattenere i bambini, fare la spesa, aiutando i genitori in un graduale seppur doloroso rientro alla realtà.
Riguardo alla coppia genitoriale, spesso i due coniugi vivono la perdita in maniera differente, e possono esprimere emozioni o pensieri anche molto diversi tra loro. Questo non significa né essere distanti né non amarsi abbastanza, significa soltanto utilizzare differenti meccanismi per affrontare l’evento e superarlo. Cerchiamo per quanto possibile di trovare l’uno nell’altro punti di forza e di complicità, in modo da rendere meno pesante possibile il peso del lutto.
Il lutto perinatale presenta tutti i drammatici aspetti del normale processo del lutto, con la differenza che è “biologicamente” inaspettato, e dunque particolarmente “inspiegabile”. La perdita di uno o più figli, nelle differenti fasi della gravidanza, può sposarsi ai più disparati sensi di colpa, all’incessante ricerca di spiegazioni, a catene infinite di “perché” e di “se solo avessi/non avessi”.
Tutto questo, normale nelle prime fasi di lutto, durante un corretto processo di elaborazione è destinato a scemare gradualmente, lasciando il posto a pensieri ed emozioni più gestibili e meno intense.
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